Tariamo l’arma per la caccia di selezione

La stagione estiva per la caccia al capriolo maschio è alle porte, in alcune province appenniniche addirittura la caccia già aperta. Ciascun cacciatore ha il proprio rituale per la preparazione degli strumenti di caccia. Zaino, scarponi ingrassati e lacci nuovi, tracolla porta fucile oliata e senza cigolii… ma l’arma??

Dopo la pulizia invernale è rimasta ferma in rastrelliera per troppo tempo, è ora di una verifica! La prima seduta al poligono pre apertura porta in se qualcosa di fascinoso, forse solo aspettativa , che il colpo vada subito nel punto mirato, senza troppe tribolazioni e senza sprecare troppi colpi. Nella maggior parte delle ipotesi però, vuoi per una approfondita pulizia invernale, vuoi per la poca padronanza del mezzo arma dopo un periodo di “riposo”, il colpo non sarà nel punto mirato, occorre tarare l’arma.

Procedere per gradi è un fatto d’obbligo, all’inizio sembrerà di perdere tempo e colpi preziosi, ma il risultato non mancherà di certo risparmiandosi arrabbiature e colpi sparsi nel nostro bersaglio fuorchè nel punto mirato. Partiamo dai canonici 100 metri, la distanza “corta” ci permetterà di prendere fiducia nelle nostre potenzialità ed eviteremo subito grossolani errori dovuti al poco allenamento e alla poca dimestichezza con lo scatto dell’arma. E’ importante prima di verificare la taratura che stiamo utilizzando gli appoggi giusti, il meglio che possiamo avere è un rest, cioè uno strumento che ci permetta di “tenere ferma” la nostra carabina, ed evitare in qualsiasi modo i movimenti che noi tiratori gli imprimiamo.

Generalmente, se l’arma in questione è tarata ai 200 metri ( distanza ottimale di taratura per la grande maggioranza dei calibri piccoli e medi europei) il colpo finirà qualche centimetro più in alto del punto mirato (i centimetri in eccesso dipenderanno dalla traiettoria della nostra palla, dal suo peso e dalla sua velocità). Se siamo soddisfatti del risultato, possiamo procedere oltre e andare alla fatidica soglia dei 200 metri. A questa distanza, chiamiamola “distanza di taratura”, il colpo, se l’arma è tarata colpirà perfettamente il punto mirato. Ma se cosi non fosse?? Tariamo la nostra arma!

L’ottica di puntamento è dotata di 2 torrette di regolazione, che ruotando a destra o sinistra ( i famosi click udibili anche con l’orecchio) fanno muovere il reticolo all’interno dell’ottica. Questo ci permetterà di tarare la nostra carabina. La torretta posta sulla parte alta dell’ottica si occuperà della regolazione dell’altezza del colpo (alto/basso, H/T, Up/Down), la torretta posta a lato (generalmente il destro) si occuperà della regolazione in deriva del colpo (destra sinistra, Right/Left).

Il compito di queste torrette è quello di muovere il reticolo dell’ottica, in modo che combaci con il punto mirato. Storceranno sicuramente il naso gli amanti dei quarti di Moa o degli ottavi di Moa (semplicemente una unità di misura, minute of angle) , dei cm a 100 o 200 metri (sicuramente utili per una regolazione più fine della nostra arma); ma se noi semplicemente, senza fasciarci la testa con nozioni poco pratiche (se sposto in senso orario si sposterà il colpo o il reticolo?? E via dicendo) magari facendosi aiutare da un amico o una persona un po’ più pratica, mirando al centro del bersaglio portiamo la croce del reticolo sul colpo sparato (appunto muovendo le torrette di regolazione) l’arma al colpo di verifica sarà quasi certamente nel punto mirato.

In questo modo piuttosto pratico si risolvono molte situazioni  e si risparmiano molti cari e utili colpi per la nostra cacciata.

Nulla vi vieta se l’arma la si vuole tarare a 100 metri di procedere nello stesso modo, è la distanza che cambia, non il procedimento!

Buon allenamento a tutti.

SC-Servizi Caccia (riproduzione riservata)

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