L’unicorno dell’Ingegna

L’UNICORNO DELL’INGEGNA

 

Novembre e dicembre… mesi ottimi per il passo delle beccacce, ma quest’anno, complice una stagione un po’ fuori dalla norma per le zone dove caccio; lo scolopacide sembra essere un fantasma, emigrato o rimasto in altri lidi più favorevoli.

I daini sono delle chimere per chi pratica la caccia a palla in appennino, a meno di non essere ospite in un piccolo paradiso quale l’Atc Pr9; gestito magistralmente dall’amico Bruschi e Company per dirlo in inglese (meritano ovviamente i nomi: Sandro; Laurent, Giuseppe ed Elio). La gestione conservativa, e il rispetto da parte di tutti i cacciatori di un ungulato magico come il daino, fanno si che l’animale si trova in buona presenza e la sua caccia, sempre e comunque piena di “trucchi” la si può effettuare con un pizzico di sicurezza in più rispetto ad altre zone più o meno vocate dell’appennino.thumb_IMG_20171123_110420_1024

Il territorio dove ho la fortuna di cacciare è tipico dell’appennino emiliano, dove campi coltivati, campi a perdere, torrenti, boschi e tagliate la fanno da padrone.

E’ anche il territorio di elezione della specie daino, elusiva se si può considerare tale un animale che fa del gruppo la sua arma vincente, perché avvicinare un piccolo gruppo di 40 orecchie e nasi è soprattutto molto difficile e bisogna mettere in pratica tutte le tattiche che il cacciatore conosce.

Prime tra tutte il vento… o meglio, la direzione del vento. Per questo è necessario conoscere e saper sfruttare questo parametro, che influenzerà radicalmente la nostra giornata di caccia.

La mattina si parte tranquilli, con l’amico Valentino decidiamo di salire senza fretta, è inutile cercare animali come i daini, che prediligono il pascolo di pastura tranquilli a sole… all’alba. Il freddo e la brina rendono i prati appetibili per questi ungulati solo verso le 9… prima solo caprioli… tanti caprioli!

La nostra zona di caccia si sviluppa sull’alveo di un piccolo torrente, l’Ingegna, che fa capolino fin dentro ad una zona di Oasi, al confine tra 2 Atc.

Zona tanto ambita ma altrettanto difficile da cacciare.

Lasciamo la macchina a borda strada e cominciamo la nostra perlustrazione con gli occhi attaccati ai binocoli.

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Qualche capriolo ritardatario nei prati, pronto a rientrare e in lontananza daini. Un bel gruppo, famoso per lo più dalla presenza di un grosso palancone, conosciuto e rispettato da tutti (vero Laurent???) in modo che possa perpetuare la sua genetica alle future generazioni.

Cominciamo a risalire il fiume… il vento è decisamente dalla nostra parte!

La cerca si fa avvincente, e gli animali non mancano. Caprioli a bordo bosco intenti a ruminare, un gruppetto di cinghiali scampati per ora dalle scorribande dei segugi ma di daini per ora nessun avvistamento. Ho in piano un balestrone di daino, una classe di età difficile da valutare se vogliamo fare le cose seriamente, aldilà dei pochi centimetri di pala di differenza rispetto ad un animale adulto come mi dice la legge.

Qualche pausa nella passeggiata sempre senza dare troppo nell’occhio e sfruttando gli arbusti presenti e finalmente ecco un bel gruppetto di daini. Sono circa una ventina e pascolano indisturbati in un prato che dista da noi circa 900 metri.

Ora la caccia entra nel vivo e si fa più interessante!

Arriviamo ad un punto di svolta, i daini stanno pascolando e intanto si spostano verso un altro prato, praticamente ci tagliano la strada. Si decide di appostarsi e aspettare il gruppo per poter scegliere al meglio il capo da prelevare.

Dopo qualche istante ecco i primi animali sbucare nel prato.. sono 2 fusoni che ignari della nostra presenza si spostano continuando a brucare. Aspettiamo il resto del gruppo, ma una brutta delusione ci aspetta… hanno preso la via del torrente e sono rientrati nel bosco passando dall’altro Atc. Peccato, una bella occasione persa.

La caccia è anche una cornice e il ricordo della vista di questo bel gruppetto ci rende carichi per la caccia del pomeriggio. E’ ora di pranzo e la mitica Locanda della Bertorella ci ospita come sempre (da provare assolutamente se siete in zona da quelle parti!).

Nel pomeriggio cambiamo tattica, sempre a favore di vento ci appostiamo ai bordi dell’Ingegna, osservando diversi prati tra 2 tagliate fresche di bosco.

La tattica è vincente… e spunta in uno dei 2 prati un balestrone (già conosciuto in precedenza per la presenza di una sola pala) e una femmina. Si decide per l’avvicinamento!

Avvicinare il più possibile animali sempre sospettosi come i daini ha un non so che di avvincente, siamo facilitati questa volta per la presenza di solo 2 soggetti.. quindi solo 4 orecchie e 2 potenti canali olfattivi. Arriviamo a 80 metri dagli animali al pascolo, la femmina sospetta, ci guarda e rimane immobile. Il maschio fa altrettanto ma rimane scoperto lo spazio che basta per piazzare correttamente il colpo, che parte sempre senza esitazione!

Incassa la palla e scompare a bordo bosco. Per raggiungere gli animali colpiti, ma che non si sa se sono ancora vivi o in forze è sempre meglio abbassare gli ingrandimenti dell’ottica, e cosi è stato utile… in altro colpo è servito per far finire degnamente la vita di questo nobile ungulato.

“La natura di premia con tutto ciò che ti meriti… nulla di più e nulla di meno”

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Grazie Valentino per la splendida avventura!

Alla prossima!

 

 

 

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